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Piede diabetico: ogni anno 7 mila amputazioni

Ogni anno 7 mila pazienti italiani sono sottoposti a un’amputazione a casa del cosiddetto “piede diabetico”. Il 40 per cento di essi va incontro a un’amputazione maggiore dell’arto inferiore.

È un dato impressionante quello presentato dalla Società Italiana di Diabetologia nel corso dell’incontro “Panorama Diabete” in corso a Riccione fino al 13 marzo.

Il cosiddetto “piede diabetico” colpisce infatti il 5 per cento dei pazienti diabetici (circa 300 mila italiani) e determina un consumo di risorse pari al 25 per cento circa della spesa complessiva per l’assistenza ai pazienti diabetici. Il piede diabetico rappresenta inoltre il 2-4 per cento di tutti i ricoveri per diabete. La qualità di vita del paziente con ulcera del piede risulta gravemente compromessa per i lunghi tempi di guarigione e per la necessità di una continua sorveglianza in prevenzione secondaria. La chiusura dell’ulcera infatti non rappresenta la risoluzione della malattia, ma solo la remissione del quadro clinico che, se non adeguatamente monitorata, può recidivare in oltre il 40 per cento dei pazienti. La comparsa di un’ulcera in un paziente diabetico ne condiziona in maniera importante la sopravvivenza a 5 anni (solo il 50-60% raggiunge questo traguardo temporale).

«La presentazione delle lesioni del piede diabetico risulta sempre più complessa, con lesioni complicate: la frequenza di lesioni vascolari e/o infette supera il 50 per cento. Questi pazienti inoltre presentano multiple comorbidità: il 50 per cento dei pazienti con arteriopatia periferica presentano anche cardiopatia ischemica, il 30 per cento vasculopatia dei tronchi sovraortici, il 20 per cento entrambe le patologie», dice Roberto Da Ros, responsabile Centro Diabetologico AAS2, Monfalcone-Gorizia e coordinatore del gruppo di studio SID-AMD sul piede diabetico.

Nonostante negli ultimi anni la prevenzione e la gestione del piede diabetico sia enormemente migliorata in Italia, tanto che presentiamo tassi di amputazione tra i più bassi al mondo, ancora troppi pazienti non godono di un’assistenza adeguata e distribuzione di ambulatori podologici nei Centri di Diabetologia italiani (CAD) è a macchia di leopardo.

«Dai dati raccolti – spiega Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia  – è emerso che nelle Regioni Friuli Venezia Giulia e Liguria, il 100 per cento dei CAD effettua ambulatorio podologico. Nelle Regioni Marche, in Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana e Umbria questa percentuale è del 75 per cento del totale dei CAD; in Emilia Romagna è del 50 per cento. Le restanti Regioni infine hanno un ambulatorio dedicato al piede solo nel 25 per cento dei CAD».

Eterogenea è anche la presenza del Podologo nel team multidisciplinare, nonostante gli standard di cura SID-AMD collochino il Podologo in ognuno dei tre livelli assistenziali di questi ambulatori (base, intermedio, avanzato).

COME SI PREVIENE IL PIEDE DIABETICO
1) Esaminare ogni giorno i piedi, in particolare la pianta, il tallone e tra le dita. Osservare se tra le dita la pelle è macerata, biancastra, e se le unghie tendono a incarnirsi
2) Lavare i piedi ogni giorno, con acqua tiepida e un sapone di buona qualità. Asciugarli bene con un asciugamano morbido, specialmente tra le dita. Non fare pediluvi prolungati o con sali: macerano o disidratano la pelle
3) Dopo aver lavato i piedi, guardare se ci sono ispessimenti duri della pelle sul tallone o sui margini della pianta del piede. In questo caso, strofinare delicatamente le parti interessate con una pietra pomice naturale. Non utilizzare altre pietre o preparati abrasivi, come pure non usare callifughi per duroni e calli
4) Dopo avere asciugato i piedi, massaggiarli con una crema idratante a base di urea, per mantenere la pelle elastica e morbida. Se, malgrado queste precauzioni, si continuano a formare ispessimenti e callosità alla pianta del piede, consultare il medico, perché potrebbe essere il segno di un cattivo appoggio del piede o di scarpe inadatte
5) Evitare temperature troppo calde o troppo fredde e, di conseguenza, non utilizzare borse d’acqua calda o termofori. Se di notte i piedi sono freddi, indossare calze di lana. Meglio ancora, indossare calze di seta, sotto le calze di lana
6) Non camminare mai scalzi, neppure in casa o in spiaggia. Indossare scarpe comode, evitare le scarpe con punta stretta o con tacchi alti, come pure le scarpe aperte e i sandali. Indossare le scarpe nuove per brevi periodi, fino a quando non si adattano bene al piede. Ispezionare con la mano l’interno delle scarpe prima di calzarle: potrebbero esserci corpi estranei, chiodini o irregolarità della tomaia
7) Non indossare mai le scarpe senza calze. Indossare poi calze di giusta misura, senza rammendi e, possibilmente, senza cuciture. Cambiare calze e calzini ogni giorno. Non portare giarrettiere o elastici che stringano le gambe
8) Tagliare le unghie dritte, non troppo corte, con un tronchesino a punte arrotondate. Non usare forbici appuntite e poi, per smussare gli angoli, utilizzare una lima a punta arrotondata. Se si è in difficoltà, farsi tagliare le unghie o usare soltanto la lima. Avvertire sempre il podologo che si è diabetici
9) Non tagliare calli o duroni. Non forare le vesciche o le bolle con aghi. Coprire le ferite con garza sterile, da fissare poi con rete elastica o cerotto di carta. Non usare cerotti telati. Cambiare la medicazione almeno ogni giorno e osservare attentamente la lesione
10) Non ascoltare mai i consigli di parenti, vicini o altri diabetici, ma seguire sempre le istruzioni del medico o del farmacista o dell’infermiere addetto alla cura dei piedi. Ricordarsi di far sempre ispezionare i piedi a ogni visita. Chiedere consiglio per ogni iniziativa che si intende prendere per i propri piedi (prodotti, solette, plantari eccetera).

Per quanto riguarda i presidi per il piede diabetico (calzature predisposte, tutori da lesione e plantari su misura), il cui utilizzo per il paziente diabetico è fondamentale sia in prevenzione primaria, che secondaria, dall’indagine SID emerge che tutte le Regioni hanno la rimborsabilità dei presidi per scarpe predisposte e su misura, plantari su calco e tutori da lesione, attraverso una modalità di distribuzione consolidata nella quasi totalità delle Regioni, cioè la prescrizione dello specialista per il paziente con invalidità civile, attestante una o più complicanze agli arti inferiori causate dal diabete.

«Tuttavia – prosegue il professor Purrello – non tutte le Regioni riportano di avere la rimborsabilità per la cura locale delle lesioni del piede diabetico, cioè le medicazioni e le prestazioni ambulatoriali».

In particolare, le Regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto-Trentino Alto Adige, Puglia, Sardegna, Campania e Basilicata non rimborsano tali prestazioni.

«Questo si traduce in un minor diritto alla cura per i cittadini di queste Regioni in condizione pre e post ulcerativa o in fase di ulcerazione; pertanto sarebbe auspicabile che le Regioni suddette si uniformassero al resto d’Italia con l’inserimento nell’esenzione per patologia (013.250) dei codici specifici del nomenclatore tariffario del SSN per tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche necessarie alla gestione clinica ambulatoriale del piede diabetico».

[Tratto da: www.healthdesk.it ]

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