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L’importanza del bendaggio compressivo negli arti inferiori con ulcere di origine vascolare: ruolo dell’infermiere

Importanza del bendaggio compressivo negli arti inferiori con ulcere di origine vascolare: ruolo dell’infermiere

Di: Ivan Santoro

Le ulcere degli arti inferiori di natura vascolare rappresentano una complicanza frequente legata a patologie croniche quali insufficienza venosa cronica (IVC) e insufficienza arteriosa periferica (IAP). Il trattamento conservativo di tali lesioni si basa, tra le altre strategie, sull’applicazione di bendaggi compressivi per la gestione efficace dell’edema, il miglioramento del ritorno venoso e la promozione della guarigione tissutale.

Meccanismi fisiopatologici e ruolo del bendaggio

Nel contesto dell’insufficienza venosa cronica, l’alterazione della pompa muscolare e l’aumento della pressione venosa capillare determinano un’ipertensione venosa distale, con conseguente edema interstiziale, infiammazione cronica e danno endoteliale che favorisce l’insorgenza di ulcere. La compressione esterna, mediante bendaggi multilivello e graduati, è in grado di:

  • Ridurre il calibro venoso e migliorare la funzionalità della pompa muscolare,
  • Decrementare la pressione idrostatica capillare,
  • Limitare l’edema e migliorare la microcircolazione,
  • Facilitare il drenaggio linfatico.

La corretta applicazione del bendaggio richiede la valutazione preliminare dell’arto, con particolare attenzione al sistema arterioso, per escludere o valutare il grado di ischemia (ad es. mediante indice caviglia-braccio – ABI). In caso di insufficienza arteriosa significativa (ABI < 0,8), la compressione deve essere ridotta o evitata per non compromettere ulteriormente il flusso sanguigno.

Ruolo specifico dell’infermiere

L’infermiere specializzato in wound care svolge un ruolo cruciale nelle seguenti fasi:

  1. Valutazione clinica e strumentale:
    • Misurazione di parametri quali ABI, presenza di edema, caratteristiche della lesione (dimensioni, tessuto di granulazione, essudato, infezione),
    • Valutazione della sensibilità cutanea e del dolore,
    • Identificazione di controindicazioni alla compressione.
  2. Scelta e applicazione del bendaggio:
    • Utilizzo di sistemi compressivi multilivello (bendaggi a bassa elasticità preferiti per la loro efficacia nel mantenere una pressione costante durante la deambulazione),
    • Applicazione di bendaggi con pressione graduata decrescente dalla caviglia verso il ginocchio,
    • Monitoraggio della pressione esercitata e verifica della tolleranza del paziente.
  3. Monitoraggio e gestione delle complicanze:
    • Controllo frequente per segni di ischemia, dolore acuto, disturbi sensoriali,
    • Gestione delle infezioni o della comparsa di nuove lesioni,
    • Rimozione e riapplicazione del bendaggio con periodicità adeguata per garantire igiene e ispezione della ferita.
  4. Educazione e counseling:
    • Istruzione del paziente e caregiver sull’importanza della compliance al trattamento compressivo,
    • Consigli riguardo alla mobilizzazione e all’igiene dell’arto,
    • Indicazioni su come riconoscere segni di complicanza e quando consultare il personale sanitario.
  5. Documentazione e collaborazione multidisciplinare:
    • Registrazione dettagliata delle procedure, dei parametri clinici e dell’evoluzione della ferita,
    • Coordinamento con medico vascolare, fisioterapista e altri specialisti per un approccio integrato.

Conclusioni

Il bendaggio compressivo rappresenta la pietra miliare nella gestione delle ulcere venose degli arti inferiori, garantendo un’azione meccanica fondamentale per la risoluzione dell’edema e il miglioramento della perfusione tissutale. L’infermiere, attraverso un’attenta valutazione, una corretta applicazione della tecnica e un costante monitoraggio, assicura la sicurezza e l’efficacia del trattamento, contribuendo in modo determinante al miglioramento dell’outcome clinico e della qualità di vita del paziente.

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