La mobilizzazione nella prevenzione delle lesioni da pressione: un pilastro dell’assistenza- 1°PARTE in RSA
Introduzione
Nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), dove convivono fragilità, età avanzata e patologie croniche, le lesioni cutanee da pressione (comunemente chiamate piaghe da decubito) rappresentano una delle complicanze più frequenti e impegnative nella cura quotidiana degli ospiti.
La prevenzione di tali lesioni è non solo un obbligo deontologico e normativo, ma anche un indicatore di qualità dell’assistenza. In questo contesto, la mobilizzazione regolare e programmata si configura come una strategia prioritaria, da integrare in modo sistematico nei Piani Assistenziali Individualizzati (PAI).
RSA: un ambiente ad alto rischio per lesioni da pressione
Gli ospiti delle RSA presentano spesso elevata vulnerabilità cutanea a causa di:
- Immobilità o ridotta mobilità
- Incontinenza cronica
- Malnutrizione o disidratazione
- Compromissione sensoriale e cognitiva
- Polipatologie (es. diabete, vasculopatie, demenze)
In presenza di tali fattori, anche una pressione modesta ma continua su una zona del corpo può provocare ischemia, con conseguente danno tissutale.
Il ruolo della mobilizzazione nella prevenzione
- Variazione posturale come prevenzione attiva
In RSA, dove molti ospiti sono allettati o seduti per periodi prolungati, è fondamentale prevedere cambi posturali ogni 4 ore, o secondo le condizioni cliniche individuali. Questo consente di:
- Alleviare la pressione sulle prominenze ossee (sacro, talloni, trocanteri, scapole)
- Favorire la perfusione sanguigna e l’ossigenazione dei tessuti
- Prevenire danni da taglio e frizione
- Stimolazione della circolazione e del tono muscolare
Anche la mobilizzazione passiva o assistita, quando l’ospite non è collaborante, contribuisce a:
- Migliorare il ritorno venoso
- Mantenere l’elasticità dei tessuti
- Contrastare l’atrofia muscolare
- Promozione dell’autonomia residua
Laddove possibile, è importante coinvolgere attivamente l’ospite nei movimenti, anche minimi, come spostamenti nel letto o brevi passaggi alla carrozzina. Questo stimola non solo il fisico, ma anche l’autostima e il senso di partecipazione.
Organizzazione e responsabilità dell’équipe in RSA
Un’efficace strategia di mobilizzazione richiede coordinamento interdisciplinare. In particolare:
Infermiere
- Valuta il rischio con scale validate (es. Braden)
- Pianifica i cambi posturali
- Monitora l’integrità cutanea e segnala segni precoci di rischio
OSS
- Attua il programma di mobilizzazione
- Assicura il corretto posizionamento del corpo
- Osserva e riferisce modifiche nella pelle o nel comfort dell’ospite
Fisioterapista
- Elabora protocolli di mobilizzazione attiva o passiva
- Addestra il personale e, se possibile, gli ospiti
- Valuta la necessità di ausili (materassi antidecubito, carrozzine ergonomiche)
Coordinatore sanitario / Medico
- Supervisiona i protocolli preventivi
- Integra la prevenzione delle lesioni nei PAI
Strumenti a supporto della mobilizzazione in RSA
- Ausili posturali: cuscini, cunei, supporti antidecubito
- Superfici terapeutiche: materassi dinamici o a pressione alternata
- Schede di rilevazione per il monitoraggio dei cambi posturali
- Formazione continua del personale su tecniche corrette di mobilizzazione
Conclusioni
In una RSA, dove il paziente fragile è al centro dell’assistenza, la mobilizzazione deve essere considerata una terapia preventiva essenziale, al pari della nutrizione o della somministrazione dei farmaci.
La sua efficacia dipende dalla costanza, dalla personalizzazione e dalla responsabilità condivisa tra tutti gli operatori. Investire nella prevenzione delle lesioni da pressione significa proteggere la dignità e il benessere dell’ospite, ridurre complicanze cliniche e ottimizzare l’impiego delle risorse.
Di: Ivan Santoro