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Wound Care: L-arginina alleato nella lotta al Covid-19.

Evoluzione del percorso medico-scientifico dell’amminoacido che ha dato dimostrazione di poter supportare la guarigione nei malati di Covid-19.

Febbraio 2020 segna il mese di esordio del nuovo coronavirus in Italia.

Da allora è stata una escalation di drammatici eventi, con il clou rappresentato dal lockdown mondiale, nel tentativo di arginare la diffusione di questo spietato e silenzioso nemico dell’umanità.
Da quel momento, laboratori di ricerca di tutto il mondo lavorano in sinergia per identificare il virus e iniziare a sviluppare quanto prima un vaccino che ne riduca il contagio.

In Aprile, il team del professor Gaetano Santulli, professore e ricercatore presso l’Albert Einsten College of Medicine di New York, è il primo a scoprire e dimostrare che le manifestazioni sistemiche osservate nella malattia da coronavirus (COVID-19) potrebbero essere spiegate da una disfunzione endoteliale preesistente.

Da qui l’esigenza di individuare una terapia che permetta un recupero delle funzioni respiratorie e della funzionalità dell’endotelio.

L’attenzione si sposta così sulla L-arginina, un amminoacido polare, con catena laterale idrofilica, basico. [1]

Isolata per la prima volta dal chimico svizzero Ernst Schultze nel 1886, la L-arginina è coinvolta in diverse vie metaboliche; tra queste, è particolarmente rilevante la conversione in citrullina tramite l’enzima ossido nitrico sintasi che determina la produzione di Ossido Nitrico (NO).

L’NO [2] è un mediatore endogeno di processi biologici quali la vasodilatazione e la trasmissione degli impulsi nervosi e viene prodotto dall’endotelio come modulatore del tono vascolare.

L’endotelio è il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore.

La produzione di livelli adeguati di NO nell’endotelio vascolare è fondamentale per la regolazione del flusso sanguigno e per la vasodilatazione.

Sulla base di queste evidenze scientifiche, in Agosto si ha la prima pubblicazione ufficiale che dimostra come la supplementazione di L-arginina possa essere una strategia terapeutica promettente per disturbi come la malattia coronarica (CAD), l’insufficienza cardiaca e la malattia delle arterie periferiche (PAD) [3].

Questa review, condotta dallo stesso team che primeggia nella scoperta della correlazione tra disfunzione endoteliale e COVID-19, assume particolare rilevanza alla luce delle complicanze cliniche dell’infezione: “La disfunzione endoteliale è una delle principali cause di diverse condizioni patologiche che interessano il sistema cardiovascolare, tra cui ipertensione, aterosclerosi, diabete e aterotrombosi” – afferma il Professor Santulli.

Per questi motivi, sulla base degli effetti positivi della L-arginina sulla funzione endoteliale, possiamo ipotizzare che l’integrazione di L-arginina possa essere utile a contrastare la disfunzione endoteliale nei pazienti COVID-19, senza nessun effetto collaterale. Nel complesso, i dati disponibili in letteratura supportano e incoraggiano l’uso della supplementazione di L-arginina nei disturbi cardiovascolari, soprattutto nella prevenzione dell’evoluzione dell’ipertensione e dell’aterosclerosi – sostiene il Professor Santulli. Ad oggi, una dose integrativa di ~ 3 g / giorno di L-arginina sembra essere efficace nel favorire l’aumento dei livelli di NO, con positivo riscontro sulla funzione endoteliale, senza effetti tossici.

La scoperta del professor Santulli viene subito messa in atto durante la seconda ondata, nel mese di Settembre, dall’Ospedale Cotugno di Napoli ed in particolare dal reparto di terapia intensiva e sub intensiva diretto dal Professor Giuseppe Fiorentino, Primario di Pneumologia.

Infatti, il Cotugno è il primo ospedale italiano che valuta positivamente l’impiego di L-arginina nei pazienti ricoverati per patologia da COVID-19.

Come dichiara il Professor Fiorentino, la supplementazione di 2 flaconcini/die di L-arginina (1,66g x 2), in aggiunta alla terapia sub-intensiva adottata dall’Ospedale, ha evidenziato un recupero più rapido della funzionalità respiratoria ed una precoce negativizzazione dei pazienti.

A fronte dell’osservazione di questi risultati e con l’obiettivo di sistematizzare e condividere queste osservazioni con la Comunità Scientifica, l’Ospedale Cotugno ha avviato uno studio clinico randomizzato, a gruppi paralleli, controllato in doppio cieco verso placebo, per valutare come l’aggiunta alla terapia standard di due flaconcini al giorno di L-arginina, per via orale, in soggetti affetti da COVID-19 sia utile per produrre un miglioramento della prognosi nei pazienti affetti da questa patologia.

Il protocollo dello studio attualmente in corso, prevede che dei 300 pazienti ospedalizzati per infezione da COVID-19 con positività al test molecolare, 150 siano trattati con L-arginina e 150 con Placebo.

Un ulteriore avanzamento nelle ricerche per l’individuazione di una terapia efficace nella cura dei pazienti COVID-19 viene portato all’attenzione del mondo medico-scientifico ad inizio Dicembre con la recentissima pubblicazione sulla prestigiosa rivista Antioxidants della review “Vitamin C and cardiovascular disease: an update’’, un nuovo studio condotto ancora una volta dai ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, sempre sotto l’esperta guida dal Professor Santulli, che ha confermato i potenziali effetti benefici e le proprietà antiossidanti della Vitamina C in una serie di condizioni patologiche quali disturbi cardiaci e vascolari, e quanto la Vitamina C sia l’alleato perfetto per l’associazione alla L-arginina.

Infatti, sia la Vitamina C che la L-arginina sono necessarie per la sintesi di ossido nitrico.

Tuttavia, non tutte le Vitamine C sono uguali. Nella review, Santulli descrive la Vitamina C liposomiale come il miglior metodo di somministrazione di Vitamina C, in quanto ha una biodisponibilità migliore rispetto alla Vitamina C non liposomiale, evitando i rischi associati alla somministrazione endovenosa. Inoltre, la Vitamina C liposomiale aumenta la concentrazione di Vitamina C nel sangue, raddoppiando la concentrazione ottenibile rispetto alla forma non-liposomiale.

Dal momento che, sia la Vitamina C che la L-arginina sono note per migliorare la funzione endoteliale e ridurre la permeabilità vascolare durante le malattie infettive, è possibile ipotizzare che la loro associazione possa essere sinergica nell’affrontare le malattie infettive.

Ad esempio, poiché il COVID-19 sta causando endoteliopatia, l’associazione tra L-arginina orale e Vitamina Cliposomiale (Bioarginina®C: 2 flaconcini/die per via orale) potrebbe essere efficace per il Coronavirus ed altri disturbi infettivi.  [4]

Note:

  1. Niwanthi W Rajapakse and David L Mattson. Clinical and Experimental Pharmacology and Physiology (2009) 36, 249–255.
  2. Furchgott RF, Zawadski JV. The obligatory role of endothelial cells in the relaxation of arterial smooth muscle by acetylcholine. Nature 1980; 288: 373–6.
  3. Gambardella J, Khondkar W, Morell MBi, Wang X, Santulli G and Trimarco V. Arginine and Endothelial Function. Biomedicines 2020, 8, 277.
  4. 4. M B. Morelli, J. Gambardella, V. Castellanos, V. Trimarco and G. Santulli. Antioxidants 2020, 9, 1227; Vitamin C and Cardiovascular Disease: An Update; [doi:10.3390/antiox9121227 www.mdpi].
[Tratto da: www.assocarenews.it ]

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